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Le cover di Séverin Millet

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Quando un paio di anni fa (qui) ti ho parlato di Séverin Millet come un genio dell'illustrazione, avevo ragione. Torno sull'argomento per sottoporre alla tua attenzione i suoi ultimi lavori come book designer. La tecnica e lo stile di Millet, oltre ad apparirmi parecchio congeniali, sono anche la risposta a chi chiede di quella "complessa semplicità" di cui ogni tanto si parla. Millet, con poche ma articolate campiture di colore, mette su carta piccoli, colorati mondi che si schiudono e vivono di forza propria.

















Piccoli Suicidi tra Amici

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Dopo quel meraviglioso romanzo che fu L'Anno della Lepre, lo scrittore finlandese Arto Paasilinna dona, a me personalmente, ulteriore prova della sua incredibile verve e della sua naturale e incontaminata voglia di raccontare storie.Piccoli Suicici tra Amici (Hurmaava joukkoitsemurha, 1990) parte da un incipit semplice semplice e prende piede lentamente e con delicatezza:

"Onni Rellonen, piccolo imprenditore con diversi fallimenti alle spalle, decide di suicidarsi. Per commettere il gesto supremo sceglie un vecchio fienile appartato, ma il posto è già occupato dal colonnello in pensione Hermanni Kemppainen che per lo spavento dell'arrivo di Onni scivola con il cappio al collo. Fortunatamente il nuovo venuto gli salva la vita e i due diventano amici passando molto tempo insieme, trovando conforto l'uno nell'altra e parlando del proposito comune. Da qui l'assurda decisione di aiutare tutti i finlandesi con il loro stesso insano proposito e unirli sotto un'unica guida che li traghetti verso l'insano gesto."


Una volta raccolte trenta unità di aspiranti suicidi, parte quindi il viaggio a bordo di un autobus di lusso che porterà il bizzarro gruppetto verso i picchi di Capo Nord. Detto questo non pensare mai, nemmeno per un istante, che questo possa risultare un romanzo triste. Paasilinna è al solito tagliente e arguto, sempre ispirato, sempre assolutamente ironico e pungente.
Ma quel che traspare è anche un Paasilinna particolarmente feroce con la sua terra natia, come in un passo di pagina 144:
Nel riverbero fiammeggiante del sole di mezzanotte, la conversazione scivolò sulla patria che avevano lasciato. Per la Finlandia non provavano una grande nostalgia; aveva maltrattato i suoi figli. La società finlandese, sostenevano, era fredda e dura come il ferro, e i finlandesi crudeli e invidiosi gli uni degli altri. Nell'ingordigia dilagante, tutti cercavano di accumulare disperatamente denaro. I finlandesi erano cupi e malvagi. Se ridevano, era perché gioivano dei guai altrui. Il Paese era pieno di imbroglioni, bari, impostori.

E altrettanto feroce vuole e riesce ad essere anche con i suoi connazionali, ma concedendo loro il beneficio del dubbio e ammettendo comunque quella cocciuta tenacia che li contraddistingue, come al fondo del primo paragrafo che apre il romanzo:
Il più formidabile nemico dei finlandesi è la malinconia, l'introversione, una sconfinata apatia. Un senso di gravezza aleggia su questo popolo sfortunato, tenendolo da migliaia di anni sotto il suo giogo, tingendone lo spirito di cupa seriosità. Il peso dell'afflizione è tale da indurre parecchi finlandesi a vedere nella morte l'unico sollievo. La malinconia è un avversario più spietato dell'Unione Sovietica. Ma i finlandesi sono al tempo stesso un popolo combattivo. Non cedono mai. Si ribellano a ogni occasione contro il tiranno.
Piccoli Suicidi tra Amiciè un libro divertente e leggero nonostante i temi trattati (cosa che a Paasilinna riesce facile), magistralmente scritto da un autore abituato a scrivere come a respirare. Un romanzo che mette alla berlina vizi e virtù dei finlandesi e che cerca di fare chiarezza sul loro antico rapporto con una certa innata apatia.


P.S.: Il regista finlandese Ere Kokkonen ha diretto una trasposizione cinematografica di questo romanzo nel 2000, attualmente disponibile in DVD in lingua originale con sottotitoli in inglese.
P.P.S.: Se l'evento iniziale della storia ti ricorda qualcosa, è probabile che tu abbia letto Non Buttiamoci Giù (A Long Way Down, 2005), noto romanzo dello scrittore inglese Nick Hornby che curiosamente ripercorre, in parte, la stessa situzazione.

Riscoprire Asterix

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Forse ti ho già detto del mio strano rapporto con Asterix. I ricordi più vividi con la creatura di Goscinny e Uderzo riguardano per lo più gli anni '80, con la serie a fumetti (pubblicata a spizzichi e bocconi non mi ricordo nemmeno più dove) e la serie animata televisiva (che imperversava spesso sulle reti Rai, soprattutto nel periodo natalizio). Poi c'è stata qualche lettura più tardi, di straforo, ma sempre senza troppa attenzione.

Con il senno di poi, ovvero dopo aver ritrovato una grande passione per Lucky Luke, mi è quasi parso bizzarro che Asterix condividesse con il cavaliere solitario lo stesso scrittore. Perché quelle di Lucky Luke parevano così spiccatamente attuali, avventurose e godibili rispetto a quelle degli energici galli, pervase spesso da un ritmo lento e da una sopita ironia?


Semplice. Asterix parla di un manipolo di galli, appunto, che grazie ad una pozione magica hanno sempre e comunque la meglio sugli sventurati centurioni romani che non fanno che prenderle. Lucky Lukeè un cowboy dallo sguardo sornione che spara più veloce della sua ombra decine di proiettili con la sua sei colpi (senza mai ricaricarla), cavalca Jolly Jumper, un cavallo che pensa ad alta voce, ed è sempre in giro per gli aspri scenari del lontano e selvaggio ovest americano rollando tabacco anche nei momenti di tensione.
Nel confronto, Asterix sembra perderci, che dici?

Ma.

Visti gli acquisti sempre più diradati, e in occasione della nuova ristampa in edicola proposta dalla Gazzetta, ho deciso di riprovarci. E ci sto riprovando con tutto l'amore possibile, credimi. Sto scrivendo ora, dopo aver letto i primi tre albi. Il risultato è che su tante cose ho avuto torto. So che arrivo tardi, ma bisogna proprio dirlo: Asterix, letto con l'attenzione dovuta, è cosa meritevole assai. Non sto a spiegartene i motivi (la critica feroce alla società dell'epoca? La pungente e colta ironia?) perché probabilmente tu li hai letti e riletti mille volte.

Ma ti dico perché QUESTA edizione è particolarmente meritevole:


1 - Il formato ampio. La nuova scintillante colorazione e la stampa pressoché perfetta fanno davvero di questi albi i migliori mai stampati di Asterix (in un post di qualche mese fa, qui, ero perplesso circa una recente edizione quasi simile di Mondadori).


2 - L'apparato redazionale è tra i più ricchi e sontuosi mai visti in appendice ad un'opera a fumetti. Stiamo parlando di pagine e pagine di retroscena, guida agli episodi, interviste agli autori, scansioni di matite e appunti originali. Quasi ci metti di più a leggere questo materiale che non la storia a fumetti.


3 - Le storie, finora. Per uno strano meccanismo editoriale, la Gazzetta sta presentando gli albi non in stretto ordine cronologico (leggi: ha fatto un "magheggio" all'inizio per arrivare a pubblicare la storia che ha ispirato il nuovo film di animazione quando è uscito nelle sale a metà gennaio). Nonostante tutto, se la qualità è quella di Asterix e Cleopatra, Asterix e il Giro di Gallia e Asterix e il Regno degli Dei (uno più bello dell'altro, giuro), diciamo che per manifesta incapacità di vedere le cose come stavano, non sono mai stato davvero in grado di apprezzare la serie come avrebbe meritato.

4 - L'offerta economica. Nonostante si sia lontani dai fasti economici ai quali ci ha abituati la Gazzetta negli ultimissimi anni con le serie bédé (due albi originali in uno a 4 euro), il prezzo di Asterix (6 euro) è ampiamente giustificato, perché è un elegante volume brossurato e perché è parecchio curato nella stampa, nella confezione e nei materiali extra di cui sopra.

Accattatìllo.


P.S.: Nel caso tu te lo stia chiedendo, si, io continuo a preferire Lucky Luke per ovvie ragioni di "stato mentale". Ma questo non va ad inficiare sull'effettivo valore di Asterix.

Si fa presto a dire "Ma(r)jo", un po' meno a dire "Josse Beauregard"

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Mario Rossiè per antonomasia uno di quei nomi/cognomi lì che da sempre trovi stampato un po' ovunque sui fac-simile di ogni tipo. Vai a spiegare che tra tutti i Mario Rossi ce n'è uno che si firma semplicemente Majo e che è capace di sfornare tavole a fumetti di una certa, rara bellezza.

Ok, è un mio pallino fisso sin dai tempi di Full Moon Project. E lo è rimasto anche in seguito su Lazarus Ledd, Hammer, Zona X e Dampyr. Tutto ciò che ha disegnato è in mio possesso. E chi mi impedirà, poi, di perdere intere diottrie passando in rassegna le tavole del suo prossimo Texone? (Dì la verità, la sapevi questa?).
Tanto per dire, avesse disegnato, che so, Tiramolla contro Zatanna, avrei preso pure quello. Ma in definitiva, ciò che di suo mi mancava, ci ha pensato la Cosmo a portarlo in edicola.

Josse Beauregardè un albo in bianco e nero (Cosmo Serie Rossa) che raccoglie i primi due tomi originali pubblicati in Francia dalla Glénat: il primo nel 2012, il secondo fresco fresco nell'ottobre 2014. Ed è la prima volta che avrei davvero preferito in modo feroce che la Cosmo pubblicasse un titolo sulla collana Cosmo Color, con quel formato più grande e con tutti quei colori, solo ed esclusivamente per meglio rimirare codelle tavole di siffatta bellezza. Perché sono davvero belle, fidati.

Ah, non ti fidi?





Il tratto di Majo è meraviglioso ed etereo. Sembra lavorare sulla sintesi e allo stesso tempo di cesello. Majo è Majo, il suo stile è personalissimo. Attraverso poche ma sapide linee è capace di tratteggiare un galeone come se li costruisse con le proprie mani da una vita.

Ma forse tu volevi sapere qualcosa anche della storia. Gioco sporco e ti riporto pari pari la sinossi dal sito della Cosmo. Ecco qua:
1808, nel pieno delle campagne Napoleoniche. Il capitano della marina francese Josse Beauregard viene catturato dalle truppe spagnole e incarcerato in un terribile galeone prigione. L'unica possibilità di salvezza per il temerario avventuriero è quella di inscenare una incredibile evasione.
Per il resto ti basti sapere che mi è piaciuto, che Thomas Mosdi scrive asciutto e bene e che la storia viaggia tra Barry Lyndon (si va un po' per estremi, via) e le atmosfere che si respirano nei romanzi di Patrick O'Brian. E che il protagonista sembra voler omaggiare, nell'aspetto, il buon Heath Ledger (in particolare nella sua interpretazione ne Il Patriota).


Il numero 1 sul dorso dell'albo e il finale che proprio finale non è (a dispetto di quanto invece ti fa credere la Cosmo parlando di albo "autoconclusivo"), mi fanno ben sperare in un prossimo proseguimento della serie i cui frutti, purtroppo, vedremo dalle nostre parti solo tra qualche annetto (nella migliore delle ipotesi).

No problem. Aspetterò!

Ave, Capone

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L'ultima cosa che ho letto di Ade Caponeè stato un Maxi Zagor di qualche annetto fa. So dei suoi ultimi, vecchi progetti con la Star (con Trigger) o delle recenti ristampe della Cosmo (Erinni, Kor-One e Requiem), ma nonostante ne abbia perso le tracce, sono profondamente dispiaciuto della sua scomparsa.

Prima di tutto perché andarsene a cinquantasette anni è sempre un po' così. E poi perché gli devo in ogni caso parecchie orette di svago. E non è poco. Parlo di Lazarus Ledd, ovviamente, per il quale nutro un buon ricordo e di cui conservo in un angolino i primi cento e fischia numeri, più vari speciali, il numero zero (firmato da lui con un uniposca argentato a punta fine) e gli "Speciali Lucca", albetti spillati a tiratura limitata.

In questa, e in altre due scatole come questa, dovrebbe esserci tutto.

Lazarus Ledd mi riporta per forza di cose ai primi anni '90. All'epoca, con una certa prepotenza, la serie si affermò sul mercato come una delle pochissime alternative alle proposte Bonelli. E negli anni ha conquistato anche svariati primati: 1, è stata la serie non-Bonelli più longeva distribuita in edicola (151 numeri + 27 speciali); 2, fu una delle prime serie dichiaratamente "action" senza rientrare in un genere in particolare; 3, ha lanciato una palata di professionisti della matita oggi parecchio noti e 4, mi permetto di aggiungere ironicamente, è stata la prima serie a fumetti non erotica a mostrare un seno femminile in copertina (il numero 135, Il Canto del Cigno).


Ricordo che dopo aver letto il primo numero (il 1992 era sul viale del tramonto), capito che si stava parlando di uno squattrinato tassista con un misterioso passato alle spalle, pensai che finalmente si sarebbero potute leggere storie a fumetti con un protagonista disegnato a tutto tondo, curato in un certo modo e con temi che spaziavano senza troppe regole dal mistery all'horror, dal fantastico alla spy-story. Ma un amore piccolo piccolo era già scattato sin dagli esordi, anche solo grazie a quei notturni newyorkesi malinconici e carichi di pioggia.


Non ero propriamente un fan della scrittura di Capone, questo devo dirlo, ma di sicuro gli si devono riconoscere diversi meriti. Nelle sue storie ha sempre cercato di sdoganare certi tabù che il fumetto seriale italiano aveva paura anche solo di toccare. E ha dato dimensione e corpo ad una serie di interessanti interazioni che fino ad allora nisba, nessuno si era preso la briga di pensare. Lazarus Ledd, nella sua lunga carriera, ha incontrato personaggi letterari (il Lazzaro Sant'Andrea di Andrea G. Pinketts e l'inquisitore Nicolas Eymerich di Valerio Evangelisti), ha spesso strizzato gli occhietti a personaggi di altre case editrici (su tutti: Martin Mystére, Zagor e Mister No) ed era riuscito pure ad ottenere il consenso dalla Ubisoft per un piccolo cross-over con Sam Fisher, personaggio videoludico della serie Splinter Cell, nato dai romanzi omonimi firmati da Tom Clancy. Ade Capone si sbatteva, insomma. E a certe cose, evidentemente, amava pensarci.


Mi sembra di capire che Ade Capone fosse anche un personaggio davvero particolare, però. Personalmente lo ricordo ad una Lucca Comics incazzatissimo con chi aveva lasciato il proprio cane legato con il guinzaglio ad un tubo appena fuori dal padiglione. Oppure quando, in un'altra occasione, dopo avergli mostrato la cover che Roberto De Angelis realizzò per un mio vecchissimo progetto a fumetti, lui, tutto trepidante, mi mostrò invece in anteprima l'originale di una variant che lo stesso disegnatore salernitano aveva appena firmato per Kor-One.
Sembrava un tipo affabile, ma forte di certe convinzioni. L'unico difetto che potrei imputare ai suoi lavori, è una certa retorica dei valori smaccatamente forzata (ma può essere che a ricordarla tale sia solo io).


Nonostante questo è proprio il caso di dire che Ade Capone ha fatto splendidamente il suo tempo, nel senso che è stato sia un importante protagonista del fumetto seriale sia un piccolo, grande pioniere delle fumetterie. C'è da ricordare infatti che la sua etichetta indipendente, la Liberty, divenne presto famosa (il primo numero de Il Potere e la Gloria vendette qualcosa come 15.000 copie. Numeri impensabili, ieri come oggi).

Ho letto da qualche parte che il suo rapporto con la Cosmo si stava consolidando ulteriormente e che a breve sarebbe seguito l'annuncio della pubblicazione dell'ultimissimo numero che avrebbe chiuso per sempre la storia di Lazarus Ledd. Il titolo di lavorazione dell'albo era "The End". Guarda a volte come riesce ad essere ironico e sornione il maledetto destino, eh?
Mi spiace che quell'albo Ade non sia arrivato a vederlo stampato. Mi spiace che, a parte Zagor, non abbia più scritto nulla. Ti dispiacciono sempre un sacco di cose, quando vengono a mancare certi nomi che hanno comunque dato qualcosa alle tue letture di gioventù.

Ave, Capone.
E grazie per quelle ore liete.


P.S.: I più giovani (o i più distratti) che all'epoca hanno mancato l'appuntamento, sappiano che sul blog Lazarusnews lo stesso autore aveva messo a loro disposizione la versione in PDF (gratuita!) con i primissimi numeri della serie.

Photoshop, per piacere

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Una coppia di amici e il loro meraviglioso bambino, Elysée, mi hanno dato occasione di riaprire photoshop per puro piacere personale e non per lavoro (non accadeva da mesi). Non sono mai stato un photoshopparo troppo convinto né un abile esegeta degli scatti altrui. Non mi piace mettere mano alle foto in generale, devo ammettere, e lascio poco spazio al ritocco digitale. Ma ciò può accadere solo quando hai una buona macchina fotografica appesa al collo. In questo caso mi hanno passato una fotina fatta con uno smartphone che non può fare altro che restituire un risultato sbiadito e slavato di quei colori che solo la natura è in grado di offrire.

E quindi sono partito da questo scatto un po' smorto...


Per arrivare ad ottenere più o meno questo risultato.


Via quindi di colori piatti su fondi desaturati (per ottenere, volutamente, un'atmosfera un po' farlocca ma sognante), rimpicciolisci, sostituisci il cielo (con un dito), taglia, sposta, ricostruisci ombre e orme sulla sabbia, desatura, ricolora, riporta tutti sullo stesso piano e via dicendo.

Veni, Vidi, Wired

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Ti segnalo il numero di Wired in edicola da ieri. Solo perché, come sempre, è graficamente curato come Dio comanda. Ma dietro questa cover che cavalca la più rognosa questione di questi tempi bui ("Come si trova lavoro") si cela un progetto particolare.
L'illustrazione di Marco "Goran" Romano, italianissimo talento "vettoriale" (qui trovi la sua meravigliosa gallery su Behance) prende anche vita attraverso un certosino lavoro di animazione del motion designer Riccardo Albertini (meglio noto sul web come RocketPanda).

Béatene.







Largo Winch #19 | Caccia Incrociata

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Freschissimo di stampa in madrepatria (nonché di un ragguardevole 4° posto in classifica tra i fumetti più letti in Francia con ben 162.000 copie vendute), il 19° volume di Largo Winch intitolato Caccia Incrociata (Chassé Croisé, in originale) ha visto la sua pubblicazione anche qui da noi, serializzato in cinque parti su Lanciostory sui numeri a cavallo tra il 2014 e il 2015.

[Aperta piccola parentesi] E dice: ma adesso leggi pure Lanciostory? E dico: No, non lo leggevo da anni, ma mi è capitato per caso tra le mani un numero a fine 2014 dove iniziava appunto questo 19° volume di Largo Winch, ma anche Il Mondo di Edena di Moebius, Il Duellista di Herzet e Alessio Coppola (bello) e gli one-shot di Red Dust firmati da Hermann [chiusa piccola parentesi].


Gli autori sono sempre quelli: ai testi il grande Jean Van Hamme (che ha ancora assai da dire, a quanto pare) e al tavolo da disegno Philippe Francq (che anche se spesso si lascia andare a qualche volto dall'aria querula o a qualche zigomo fuori posto, a livello di composizione non gli si può dire niente).

Questa la storia: accompagnato dai suoi uomini di fiducia, Dwight Cochrane, Miss Pennywinkle e la giovane Silky (dall'appetito sessuale mai appagato), Largo sbarca a Londra per presiedere un incontro del Gruppo W. Il ricco avventuriero spera di convincere Laurent Draillac, noto fabbricante di aerei francese, a firmare con lui una joint venture nel ramo aeronautico.


A rincicciare come si deve il tutto, da una parte assistiamo a piccoli tentativi di sabotaggio al Gruppo W da parte di sconosciuti, conmister Cochrane avvicinato da quella che sembra una prorompente e vogliosa giovine e la Pennywinkle che incrocia per caso una vecchia fiamma il cui amore non è mai stato contraccambiato. E sulla natura di questi improvvisi seduttori, regna il mistero. Dall'altra i tentativi sembrano molto più seri. La multinazionale di Largo si basa su solidi pilastri morali, ma proprio perché una società del genere lascia intendere che un capitalismo "buono" possa esistere, finisce nelle mire di terroristi djihadisti.
Agenti segreti e spie dal doppio gioco facile tessono sapientemente la tela al cui centro c'è la bella terrorista Saidee che per arrivare a Largo sarà costretta ad avvicinare prima la sua nota amica scultrice Domenica Leone. Ma che succede quando tra la vittima designata e il suo assassino sembra scoppiare una passione travolgente?

Succede che te lo devi leggere, no? E a questo punto mi sa che dovrai aspettare la ristampa in volume nella collana AureaComix (se ti interessa, qui trovi la cronologia dei primi diciotto volumi). E sappi che il finale rimane anche abbastanza aperto, in vista del 20° volume che dovrebbe chiudere tutte le sottotrame rimaste in sospeso.

In generale si tratta di un buon numero dalla trama ricca e sfaccettata e dove per una volta la pesante presenza di Largo come protagonista risulta abbastanza marginale, senza spiazzare troppo chi legge.




Il Recupero dell'Apollo 8

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Graditissimo e inaspettato omaggio di Luca (Cyberluke, per te che bazzichi da queste parti), Il Recupero dell'Apollo 8è un romanzo breve della scrittrice americana Kristine Kathryn Rusch. Agile e veloce da leggere nelle sue cento paginette, il libro racconta la storia di Richard, un uomo ossassionato dal suo sogno. Che detta così suona come mille altre storie, mi rendo conto, ma il sogno in questione non è proprio di quelli piccoli piccoli.
Quando l'Apollo 8 fallì la sua missione perdendosi nello spazio, Richard era un bambino. Ma quell'avvenimento lo colpì a tal punto che, divenuto adulto, decide di dedicare la sua esistenza al recupero della navicella. Raggiunto l'Apollo 8 con un team di scienziati, trova solo un mistero da risolvere: a bordo non c'è traccia dell'equipaggio. Convinto che i tre astronauti si siano abbandonati allo spazio, Richard decide di proseguire le ricerche per scoprire il perché.
Si tratta ovviamente di un ucronico universo che ha visto appunto naufragare in malo modo la seconda spedizione storica sulla luna, quella dell'Apollo 8, partita il 21 dicembre del 1968 e tornata, in realtà senza intoppi, solo sei giorni più tardi (a "dispetto" della versione ideata dalla Rusch, insomma, i tre astronauti sono tutti vivi ancora oggi e sono entrati a pieno diritto nella storia dell'astronautica, anche perché sono stati i primi uomini a vedere la "faccia oscura" della luna).

Tornando al romanzo, come spesso accade in storie di un certo tipo, quanto più i protagonisti sono naso all'insù verso le stelle o immersi nel profondo spazio, tanto più è facile raccontare invece la loro profonda intimità, i loro sogni, i loro dubbi.
La Rusch approfitta quindi dell'ossessione di Richard per scardinare ansie e paure di un uomo che invecchierà prima di rendersene conto, cercando di portare a termine una missione che non sembra avere mai fine.


Il Recupero dell'Apollo 8è una storia semplice, quasi stringata, e dagli intenti modesti. Viene quasi da chiedersi perché l'autrice non abbia voluto affrontare i suoi personaggi in modo più approfondito. La taglia piccola del volume raccoglie e ospita una storia che avrebbe forse meritato una stesura più ampia (guadagnandone non poco).

La Rusch ha firmato (con il suo nome e una svariata quantità di pseudonimi) una ventina di romanzi circa, per i quali ha vinto un Premio Hugo e un Premio Locus. E' nota oggi anche e soprattutto per il suo lavoro come direttore della rivista Magazine of Fantasy and Science Fiction, per il quale ha vinto un altro Hugo nel 1994.

Il Recupero dell'Apollo 8 | Kristine Kathryn Rusch
DelosBooks (2011) - 108 pp., 10,00 euro

Antoine Carrion

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Antoine Carrion (a.k.a. Tentacle Eye) è un illustratore e cartoonist francese. Ha lavorato sulle serie a fumetti No Pasarane L’Ombre Blanche e ha illustrato,interamentein digitale, il one-shot Temudjin (versione fantastica di un giovane GengisKhan durante il viaggio che lo porterà a diventare l'uomo che la storia conosce).
Anche se di impianto classico, i lavori diAntoineCarrionsono ricchi di emotività e contraddistinti dal sapiente usodi una sottilelinea di tratteggio. 

Se ti interessa, qui trovi il suo tumblr: tentacleeye.tumblr.com















Di strani vighinghi, brusgeiocheri, "valorosi" eroi non sempre in calzamaglia, sbirri oscuri e mysteri Moralesiani già compianti

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Viking #1 | Un Fuoco Esteso e Freddo
di Ivan Brandon & Nic Klein | Editoriale Cosmo 
19x27 cm | 128 pp a colori | 6,90 euro

Questa è la nuova e tanto attesa (dice la Cosmo) nuova serie a fumetti della Image firmata da Brandon e Klein. Personalmente esprimo tutta la mia perplessità e anche di più. Narrativamente ho avuto più di una difficoltà a seguire la storia (se storia vogliamo chiamare un susseguirsi di eventi quasi completamente slegati uno dall'altro). Scene inspiegabili, uomini che appaiono all'improvviso e ammazzano come se nulla fosse (e chi sono? Da dove arrivano? Boh), gente che gli ficchi un coltello nella mano o una freccia in pieno petto e non fa una grinza, una donna che si innamora del proprio carceriere dieci minuti dopo essere stata rapita.
Graficamente di Klein vanno premiate l'inchiostrazione robusta e la sua voglia di sperimentare, cercando di trattare i vari momenti in modo diverso. Ma anche qui ogni tanto si va oltre il sensato senza un motivo apparente (in una locanda tre uomini parlano al tavolo e improvvisamente solo uno dei tre viene trattato solo con toni di rosso... e che vor dì?). Bisognerebbe leggere il secondo volume, per capire meglio. "Bisognerebbe", appunto. Ma anche no. Però ti dico, ultimamente sono scemo io e non capisco più diverse cose. Magari a te potrebbe piacere.


Un applauso invece alla solita cura nella confezione, con un formato ampio e meravigliosamente leggibile, e al prezzo, un po' più alto rispetto ai soliti standard ma ampiamente giustificato (il volume raccoglie i primi cinque albi della serie originale). Sarebbe perfetto, insomma, se tutto il resto non si fosse rivelato un sonoro bucone nell'acquaccia.



Bruce J. Hawker | Rotta su Gibilterra
di William Wance | Mondadori Comics 

21x28 cm | 176 pp a colori | 12,99 euro

Dopo qualche difficoltà per trovarlo, ho acquistato questo volume con tutto l'amore possibile. Bastava il fatto che fosse stato concepito da William Vance e che trattasse di vascelli, marina britannica, battaglie per mare, d'arme e d'amori.
Si tratta di un volume straordinario che raccoglie le prime tre storie della serie, studiata, ideata e realizzata da Vance, appunto, con il solo aiuto di sua moglie come colorista.
Bruce J. Hawkerè un giovanissimo comandante della Royal Navy inglese destinato a burrasche e tempeste. Da una parte gli spagnoli (e non solo) che cercheranno di fargli saltare la nave, la bellissima H.M.S. Lark, dall'altra gli stessi inglesi suoi connazionali che non mancheranno di accusarlo, di certo ingiustamente, di tradimento e altre basse nefandezze.


Bruce viene disonorato e perde i gradi. Ma la stessa sorte che lo ha condotto dal ponte di comando della H.M.S. Lark all’inferno delle galere della H.M.S. Thunder, lo mette di fronte a pericoli ben più grandi dove gli uomini veri sapranno distinguersi dalle macchiette militari buone solo ad abbaiare.
Dall'alto dei suoi 13 euro, meno uno spocchiosissimo centesimo, la confezione è impeccabile come tutte quelle della stessa collana (a parte un fastidioso e continuo scricchiolio della rilegatura).



Unity #1-2
di AA.VV. | Panini Comics
17x26 cm | 80 pp a colori | 4,50 euro

Ti ho parlato più volte del ritorno della Valiant in Italia. Bontà tua, se non ti sei informato. Dopo aver letto i volumi di X-O Manowar e Shadowman, ho proseguito la lettura con il nuovo mensile dedicato a questo nuovo, vecchio universo narrativo. In questi primi due numeri ci trovi la maxi serie Unity, che si sviluppa più o meno su tutte le serie: Unity, appunto, il gruppo di super umani tenuto insieme da Toyo Harada (a capo del gruppo Harbinger), X-O Manowar e Eternal Warrior. Il filo conduttore è la caccia ad Aric di Dacia, e alla sua armatura X-O, reo di aver occupato l'attuale Romania autoproclamandosi Re, dopo aver sterminato una colonia di alieni Vine (questi ultimi colpevoli di aver tenuto prigioniero il guerriero visigoto per ben 1600 anni). Ai testi delle varie serie si alternano Matt Kindt, Robert Venditti e Greg Pak, mentre ai disegni abbiamo un sempre amabilissimo Doug Braithwaite, un Cary Nord in vena acquerellosa, Trevor Hairsine e Clayton Crain.


E' presto per parlare della buona riuscita o meno dell'operazione e io sono pure di parte, subendo da sempre il fascino degli antieroi della Valiant. C'è da dire che le serie sono godibili, destinate soprattutto a chi non associa sempre l'immaginario a fumetti americano con supertizi fasciati per forza da calzamaglie e mascherine, ma semplicemente a supertizi vestiti casual o che arrivano da altre epoche storiche.



Gotham Central #1 | Servire e Proteggere
di  AA.VV. | RW Lion
16x21 cm | 96 pp b/n | 2,95 euro

Una nuova collana formato bonelli e in bianco e nero esordisce con il nuovo anno! GOTHAM CENTRAL, la serie noir scritta da Ed Brubaker (Capitan America, BATMAN, Fragile) e Greg Rucka (BATMAN) arriva finalmente in edicola per far seguire e appassionare il pubblico alle avventure dei poliziotti del Distretto di Polizia di Gotham City. Perché dove non arriva Batman, il protettore della città, arrivano gli sbirri. Una saga drammatica e cupa che vi farà appassionare!!! Se non avete ancora letto Gotham Central nell’edizione a colori già disponibile, è l’occasione giusta per rimediare. - See more at: http://www.rwedizioni.it/negozio/dc-universe/dc-black-and-white-01-gotham-central-01-stagione-01-servire-e-proteggere/#sthash.SbTF7zSc.dpuf
Una nuova collana formato bonelli e in bianco e nero esordisce con il nuovo anno! GOTHAM CENTRAL, la serie noir scritta da Ed Brubaker (Capitan America, BATMAN, Fragile) e Greg Rucka (BATMAN) arriva finalmente in edicola per far seguire e appassionare il pubblico alle avventure dei poliziotti del Distretto di Polizia di Gotham City. Perché dove non arriva Batman, il protettore della città, arrivano gli sbirri. Una saga drammatica e cupa che vi farà appassionare!!! Se non avete ancora letto Gotham Central nell’edizione a colori già disponibile, è l’occasione giusta per rimediare. - See more at: http://www.rwedizioni.it/negozio/dc-universe/dc-black-and-white-01-gotham-central-01-stagione-01-servire-e-proteggere/#sthash.SbTF7zSc.dpuf
Cavalcando l'onda della serie tv Gotham, la RW manda in edicola un nuovo mensile nel classico formato Bonelli in bianco e nero con la vecchia, celebre serie orchestrata da Ed Brubaker e Greg Rucka (entrambi in un momento storico di meravigliosa forma) e disegnata da un Michael Lark perfettamente a suo agio con le tematiche e le armosfere della serie e (inconsciamente) con il bianco e nero di questa edizione.
Nel caso tu non lo sapessi qui si narrano le vicende dei poliziotti del distretto di polizia di Gotham, spesso indaffarati, come potrai immaginare, a indagare su crimini cruenti e inspiegabili. Nella città del Cavaliere Oscuro, tutto è possibile. E spesso, contrariamente a quanto si possa pensare, dove non arriva Batman possono invece arrivare gli quegli sbirri lì.


Una saga drammatica e cupa dove la mano di Brubaker si vede tutta. Io ho già letto gran parte della serie a suo tempo sui volumi a colori, ma mi sento di consigliare questa edizione economica da edicola a chiunque se la sia persa. Il formato ridotto penalizza un tantino la leggibilità, è vero, ma questa rimane una roba bella seria, fidati.



Martin Mystére #336 | Tantra Oscuro
di Paolo Morales & Alfredo Orlandi | SBE Editore
16x21 cm | 96 pp b/n | 5,20 euro

Secondo il redazionale firmato da Alfredo Castelli, purtroppo questa è una delle ultimissime storie firmate da Paolo Morales. E vista la qualità alla quale ci aveva abituati lo sceneggiatore romano, mi vien da pensare che sarà assai arduo per il prode Castelli riuscire a trovare un degno sostituto.
Quello del compianto Morales era infatti il miglior Martin Mystére visto sulla serie da parecchi anni a questa parte, contraddistinto com'era da un ottimo intreccio delle trame, da una buona varietà di argomenti e da dialoghi asciutti ed eleganti. E non è certo poco.
Tantra Oscuro parte dal presupposto che tutti quelli che in passato sono stati dichiarati morti clinicamente, anche solo per pochi secondi, e poi tornati in vita, si sono misteriosamente trasformati oggi in folli maniaci assassini “rinati nella vera vita” (secondo le loro stesse parole, recitate in sanscrito). Di mezzo sembra esserci un vecchio nemico di Agarthi, ma questa volta Kut Humi potrà fare ben poco per aiutare il detective dell'impossibile che dovrà varcare in qualche modo la soglia tra la vita e la morte.


Tenendo conto anche dei meravigliosi disegni di Orlandi, questo è in pratica uno di quegli albi che ti spiegano perché sei ancora un fan del personaggio dopo tutti questi anni.

When Worlds Collide: Star Trek secondo Paul Pope

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Commissionata da Wired al grande cartoonist americano Paul Popeper il numero del maggio 2009, When Worlds Collide: Spock Confronts the Ultimate Challenge è una bella riflessione (in sei meravigliose tavole) collegata agli avvenimenti del primo Star Trek girato da J.J. Abrams.
Te ne rendo felicemente partecipe perché, per quanto mi riguarda, avere nello stesso post Star Trek e Paul Pope, basta e avanza.






Ben Caldwell

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Classe 1973, BenCaldwell è un cartoonist e designer americano che progetta giocattoli, lavora a film di animazione, disegna fumetti e illustra libri per bambini.La maggior partedel suo lavoroè stato sviluppato per il produttore di giocattoliToyBizsu marchi comeIl Signore degliAnelli, Spider-Man, X-Men, World Championship WrestlingeHarryPotter. 
Hacontribuito alle cover di JusticeLeague Unlimited, WonderWoman eStar Wars:Clone Wars. Il suo lavoropiù notoè la serie a fumetti per ragazzi DareDetectives, nominata nel 2005 alRussManningAward.

Qui trovi il sul tumblr e qui il suo blog.



















Perché il Tex di Serpieri è davvero importante (o potrebbe esserlo), al di là di storia e disegni

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Letto con tanta curiosità, e digerito con qualche riflessione, il Tex di Paolo Eleuteri Serpieri (L'Eroe e la Leggenda) è di sicuro un lavoro importante e prestigioso. Le sue tavole sono ricche, ricchissime, come tutti si sarebbero aspettati, la sua storia (un frammento, pochi attimi, a parere di chi scrive), non brilla particolarmente in quanto a trama, ma una trentina di pagine sono poche, mi rendo conto. In ogni caso ha il merito di sfoggiare una visione personalissima di un'intoccabile icona dell'italiano fumetto.
Un'opera di riscrittura che, a quanto ricordo, ha un solo precedente nel Texone di Joe Kubert (Claudio Nizzi scrisse infatti una sceneggiatura ad hoc per il cartoonist americano senza personaggi principali tranne Tex e che per struttura e impianto si adattasse al mercato statunitense).

E' nata, come dicevo, una serie di piccole riflessioni sul come e sul perché questo albo potrebbe essere davvero importante. Riflessioni che prescindono e vanno al di là del valore stesso dell'opera di mastro Serpieri.

Tra queste, in ordine sparso:

A - IL FORMATO. E' dai tempi del primo Texone che non si sperimentava un formato diverso da quello classico, ma è presto diventato esso stesso uno standard di riferimento anche per le altre serie di casa Bonelli. E da lì non si è più usciti. L'Eroe e la Leggenda si presenta in un formato nuovo e più grande, avvolto in un'elegante veste cartonata, coronato da un colore dato a mano e disegnato da una guest star d'eccezione. Il tutto ad un prezzo che rimane comunque popolare. E' il miglior tentativo da parecchi anni a questa parte di uscire dagli schemi e viene facile guardare come esempio alla Francia e a quello che i cartoonist d'oltralpe hanno fatto con questo formato.


B - LE VIGNETTE. Per quanto a livello grafico in casa Bonelli c'è sempre stato chi ha sperimentato soluzioni diverse, è sempre rimasta in sottofondo una regola che imponesse un ordine preciso e una disciplina rigorosa sull'economia della pagina nella sua interezza. Serpieri rompe (ripeto, come altri hanno anche già fatto) e travalica quella ferrea regola permettendosi vignette senza bordi o paesaggi che sbordano altrove. Chiaramente il codice del linguaggio è davvero troppo forte da scalfire e quindi rimane coerente. Ma in ogni caso rimane tale anche nel resto del mondo, eh, tranne forse in America dove però spesso fanno solo casino e basta. Sarebbe anche ingiusto chiedere di più al fumetto "popolare" (se ho voglia di gente che fa cose estreme sulla struttura, mi vado a leggere Chris Ware, Richard McGuire,Shintaro Kagoe tutti gli altri nomi che conosci anche tu).

C - IL TENTATIVO. L'unico limite che riconosco alla produzione Bonelliè proprio quello che riguarda i formati e gli standard, spesso dettati dallo stesso mercato al quale si propone. Questo tipo di sperimentazione è cosa grossa, soprattutto in un momento come quello attuale dove la casa editrice milanese sta già provando (da un po' di anni, a dire il vero) ad intaccare in tal senso il cuore del lettore con cose nuove: albi mensili interamente a colori, miniserie a stagioni, collane senza protagonisti fissi, piccoli rilanci (a te sembrerà poco, ma se torni a una quindicina di anni fa ti renderai conto che in Bonelli non c'era nessuna di queste cose). Una tacca in più sul calcio del loro fucile.


D - LE SCUSE. Nell'editoriale dell'albo Ferruccio Giromini si sente in dovere di mettere in guardia il lettore tradizionalista. In modo stringato suona più o meno così: "Scusa o lettore tradizionalista se quello che troverai tra queste pagine non sarà il Tex al quale sei abituato. Lo troverai più giovane e con meno scrupoli, quasi bramoso di far strage di colpevoli, e capace di gesti estremi che fino a ieri non avresti mai immaginato potesse compiere".


Mi rendo conto che il monito sia giustificato da parte di un'azienda che basa da decenni il proprio fatturato anche e soprattutto su Tex, ma io non posso fare a meno di chiedermi se quel lettore super tradizionalista (al quale ci si riferisce con rispetto) esista ancora. Forse si, dirai tu addetto ai lavori. E sento già l'eco delle tue parole tirate via con aria rassegnata. "Tu non puoi averne un'idea, guarda", mi diresti. E avresti ragione. Ma io, scusami, sarei portato a pensare che se quel lettore chiuderà l'albo dicendo, come qualcuno ha il terrore che accada, "bello, ma non è Tex", significherebbe che quell'albo l'ha comunque comprato e letto. Quindi non so quanto vada ad inficiare sul risultato finale quel suo essere super tradizionalista. E in questo caso hai fatto un passettino per far capire a quel lettore che qualcosa di diverso si può fare.


L'albo in questione era stato inserito sul sito sotto la collana "Tex d'Autore N° 1". La cosa mi aveva fatto sperare in qualche modo che annualmente si potessero riprendere formato e confezione e presentare altre storie del personaggio con le stesse modalità. Ora quella dicitura è misteriosamente cambiata in "Tex Romanzi a Fumetti N° 1". Il che può significare che o la collana ospiterà altri personaggi della scuderia Bonelli o che, come mi auguro NON sia, questo di Serpieri era stato davvero pensato come uno one shot e tu, almeno per l'anno prossimo, di quell'albo a colori di grande formato non ne vedrai nemmeno l'ombra. Ma che visto il successo dell'iniziativa, te lo ritroverai invece in edicola tra un paio di anni. Ma attenzione: quel "successo"è legato a Tex, non al formato, non ai colori e, mi dispiace dirlo, non a Serpieri. Il discorso cambierebbe diametralmente nel mercato delle fumetterie e infatti sarebbe stato interessante capire "i numeri" smossi se fosse stato distribuito allo stesso tempo anche lì, invece che tra sei mesi.

In ogni caso, bravi. Questo è un piccolo passo per il lettore medio super tradizionalista, ma un grande passo per il fumetto italiano.

Col senno Nimoy...

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Giuro su dio, Leonard. Della mia generazione non c'è stato bambino che guardasse Star Trek che non ti abbia voluto bene e che non abbia visto in Spock un fratello molto più grande dal quale farsi proteggere, magari con una presa vulcaniana, e con in quale ridere alle sue buffe faccette in risposta all'incoerenza degli umani. 
Lunga, lunghissima vita e tanta, tantissima prosperità, Leonard.






Miyazaki e quelle quindici tavole di Hikōtei Jidai

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HikōteiJidai(The Age of FlyingBoat)è unmanga in quindici pagine scritto, disegnato e acquerellato da Hayao Miyazaki. Pubblicato in tre parti all'inizio degli anni '90 sul mensile Model Graphix, rivista per appassionati di modellismo, questa storia racconta tutto l'amore che il regista nutre ancora oggi per i vecchi aerei (che ha disegnato qui modificando alcuni noti modelli del 1920). Questa è la storia, se ancora non è chiaro, che ispirerà il film di animazione Porco Rosso (Kurenai no Buta).
In occasione dell'uscita del film nelle sale nel 1992, quelle quindici tavole furono ristampate in un volume da 60 pagine che comprendeva anche diversi disegni di aerei, foto di model kit in resina e dei veriidrovolantiche apparivano nel filmealcuni estratti da interviste conMiyazakiriguardantiil modellismoaereo.

Miyazakiè ormai il noto regista che tutti conoscono ma, se posso dirti la mia, le sue tavole a fumetti sono sempre state letteralmente pregne di una carica emotiva straordinaria.















The Pharcyde | Labcabincalifornia

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Labcabincalifornia, l'album capolavoro della band rap e hip hop The Pharcyde, compie quest'anno la bellezza di vent'anni. E sembra ieri, lo so. Uno dei migliori brani del disco, Drop, vantò un meraviglioso videoclip che all'epoca risultò parecchio innovativo e che, a parere di chi scrive, fa la sua porca figura ancora oggi.
Non a caso fu progettato e girato non da un pinco pallo qualsiasi, ma da un certo signorino noto come Spike Jonze. Qui sotto ti piazzo quel video e anche una playlist di Youtube con l'album intero. Buon ascolto.



Di figli della notte, donne di spada e avventurieri del mare, ma soprattutto di Howard

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La collana Urania Horror continua la sua lenta marcia e con l'ottava uscita (che dovrebbe già essere in edicola) si presenta con il primo di due volumi antologici organizzati in modo da raccogliere parte dei racconti horror del bardo di Cross Plains, mister (leviamoci il cappello) Robert Ervin Howard.

Sotto il titolo I Figli della Notte, quindi, ci troverai: "foreste maledette, esseri con la testa di lupo, serpenti che appaiono in sogno e la Cosa che salì dal profondo. Ma anche uomini che combattono il male con la spada, perché quando i demoni prendono forma terrena e sciamano nel mondo, possono essere fermati con la forza dei migliori".
I racconti horror di Howard, accompagnati dalle leggende dei tempi più remoti, sono gli stessi in cui affondano le radici i miti oscuri lovecraftiani.
Solomon Kane, Bran Mak Morn e altri personaggi dell’universo nero di Howard si battono quindi contro il soprannaturale, mentre nei racconti “regionali” la scena si sposta ai nostri tempi, nel southwest dei deserti o tra le acque delle paludi, dove i discendenti degli schiavi ancora oggi praticano il voodoo.


Negli ultimi mesi sembra essersi lietamente destata l'attenzione su Howard e sui suoi scritti meno noti o addirittura inediti. La Elara, infatti, ha di recente pubblicato anche i bellissimi volumi Dark Agnes - Donna di Spada, con le storie della bella e pericolosa spadaccina ambientate nella Francia del '500, e Gli Avventurieri del Mare ("sanguinose, emozionanti storie di pirati, bucanieri, battaglie e conquiste").
In ogni caso parliamo sempre e comunque di una prosa, quella di Howard, meritevole assai di attenzione, quindi che te lo dico a fare?

P.S.: Te ne sto parlando non a caso, visto che sto preparando un post su Howard, e sul suo Conan in particolare, che la metà potrebbe pure bastare.

Tutto il nero di Francesco Francavilla

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Nati nel 2011 in onore del celebre cartoonist EC ComicsGraham Ingels (a vent'anni dalla sua scomparsa), i Ghastly Awards premiano il fumetto horror attraverso 15 categorie. Particolare interessante è che ad assegnare i vari riconoscimenti è una giuria composta sia da autori sia da fans.

Tutto questo per dirti che durante l’ultima edizione è stato premiato Francesco Francavilla nella sezione Best Artist. In particolare per il lavoro realizzato sulla serie Afterlife with Archie (scritta da Roberto Aguirre-Sacasa e ambientata nella città di Riverdale, questa è la versione horror della storica serie a fumetti Life with Archie, tanto per capirci).Personalmente ho seguito la carriera di Francavilla a partire dai suoi primi passi in Marvel. Da allora il tratto è maturato e si è evoluto in continuazione. Minimale per certi versi, ma impreziosito da corpose pennellate e regolato da un sapiente uso delle masse in ombra, il suo stile è talmente semplice che viene da chiedermi perché mi piaccia così tanto o come faccia a risultare così tanto d'atmosfera. E una risposta non deve esserci per forza. Francavillaè un grande boss delle cover. Non a caso è considerato in America uno dei migliori interpreti del genere (e non solo).

Qui trovi il suo tumblr, mentre qui sotto trovi alcune cover della serie Afterlife with Archie e altre bellissime illustrazioni di questo italianissimo talento.
















Daredevil, forse...

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A guardare l'ultimissimo trailer esteso del Daredevil della Netflix, sembra quasi una roba fatta bene e da prendere seriamente in considerazione. I personaggi sono credibili (Kingpin e Stick in modo particolare), la fotografia anche. Il taglio da ampio respiro e lo stile molto cinematografico lo fanno sembrare appunto il trailer di un film, non di una serie tv. Inoltre, da qualche scenetta qui e lì, sembra che per la prima stagione si vogliano addirittura ripercorrere gli eventi milleriani sia di Man without Fear sia di Born Again (in effetti ideali rappresentanti di apertura e chiusura di un ciclo). Chissà...

Se noti l'ombra dello scetticismo serpeggiare gramo tra le mie parole é perché devi tenere in considerazione il fatto che, tanto per dire, la serie Agents of S.H.I.E.L.D.S. che sembra piacere a tanti, a me fa veramente cagare. Mi annoia talmente tanto che preferirei ascoltare musica tradizionale cinese per ore. Detto ciò, stai a vedere che questa volta, forse...


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